Ulisse e Laerte

Frammento di sarcofago

Questo prezioso frammento di un sarcofago del II secolo d.C., sembra rappresentare il commovente incontro tra un padre anziano ed il figlio perduto: Laerte e Ulisse.

Si trova presso il Museo di Arte Antica Giovanni Barracco di Roma, all’interno di una teca. E’ uno dei pezzi d’arte che probabilmente colpisce di più lo spettatore per la forza e l’intensità emotiva di questo abbraccio.
L’artista è riuscito a raccontare senza parole, le grandi emozioni di un incontro atteso per anni, la fine di un lungo viaggio.

Il volto, forse di Ulisse, affondato sulla spalla di Laerte, nasconde il pianto del ritorno. Ulisse si concede di essere nuovamente figlio. Laerte a sua volta abbraccia la speranza che aveva perduto, quasi incredulo, di vedere l’amato figlio.

Ulisse è personaggio della letteratura occidentale che ben si presta a rappresentare il viaggiatore terreno, che attraversa le vicende umane in questo viaggio tra i mortali, per tornare alla terra del padre, completamente trasformato e maturato dall’esperienza.

C’è così tanta tenerezza in questo abbraccio che si rimane incantati a guardarlo e si torna forse un po’ bambini nel ricordo intimo che ognuno di noi ha della figura del proprio padre.

Odissea Libro XXIV: Odisseo e Laerte
In questo abbraccio gli archeologici hanno riconosciuto l’episodio raccontato nel XXIV libro dell’Odissea. Laerte, padre di Ulisse e re di Itaca ha lasciato il palazzo insediato dai Proci. Per il dolore della perdita del figlio, di cui non ha notizie da anni, è andato a rifugiarsi nella vigna, si è coperto di stracci e dorme con gli schiavi. E’ nella vigna che Ulisse va a cercare il vecchio padre e quando lo vede, incurvato, stanco e vestito da povero contadino, il suo cuore ne ha pietà. Il primo impulso è di corrergli incontro e abbracciarlo, ma si trattiene.
Ulisse fingendo di essere uno straniero, chiede notizie a Laerte. Il vecchio padre racconta della situazione attuale di Itaca, del palazzo insediato dai Proci e si commuove a parlare del figlio Ulisse, probabilmente morto e insepolto.
Alla vista del padre provato dal dolore Ulisse non riesce a continuare la sua farsa e si rivela al padre. Ma questi non si fida e chiede una prova allo straniero.
E Ulisse mostra la cicatrice nel ginocchio, ma Laerte non è convinto. Allora Ulisse capisce quale ricordo è indelebilmente legato a lui nel cuore di suo padre:

Gli alberi poi ti dirò, nel ben coltivato podere/ che mi donasti un giorno, quando io te li chiesi fanciullo, / uno per uno, nell’orto seguendo i tuoi passi: tra quelli / camminavamo; e tu mi dicevi il nome d’ognuno. /Tredici peri tu mi donasti, con dodici meli, / quaranta fichi; e poi cinquanta filari di viti / mi promettesti che dati mi avresti; e ciascuno era adulto/ già da far uva; e grappoli in essi fiorian d’ogni specie”, Omero, Odissea, XXIV, vv. 333-340, tr.  Ettore Romagnoli



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